Peer tutoring

Che cos’è?

Peer tutoring, ovvero aiuto reciproco in classe. Viene definito anche come il passaggio di conoscenze tra pari. Si tratta di un’ottima strategia di didattica attiva, spendibile in tutte le materie.

Può essere considerata anche una tecnica di gestione della classe, con una notevole valenza educativa. Non necessariamente deve prevedere il passaggio di conoscenze: il peer tutoring assume una grande importanza anche quando richiede la condivisione di esperienze e di situazioni personali.

Quali sono i vantaggi di questa metodologia?

Domanda che non ha una risposta scontata. I vantaggi della metodologia del peer tutoring sono molteplici (verificati nell’esperienza concreta in classe). Vediamoli nel dettaglio.

  1. Apprendimento più rapido (e, in alcuni casi, più completo) da parte degli studenti supportati dai tutor: l’approccio dello studente tutor nei confronti del compagno è più “semplice” (ma non per questo meno efficace).
  2. Potenziamento delle conoscenze da parte degli studenti tutor (dovuto alla ripetizione dei contenuti oggetto di supporto) e accrescimento della loro autostima (poiché assumono un ruolo di responsabilità all’interno della classe).
  3. Gli studenti supportati hanno una maggiore motivazione verso la materia (e, in generale, verso il percorso scolastico): si raggiunge un obiettivo, grazie all’aiuto dei tutor, che difficilmente si sarebbe potuto raggiungere (o si sarebbe raggiunto comunque, ma con maggiori difficoltà).
  4. Nelle classi in cui sono presenti studenti con certificazione DSA e/o disabilità è possibile (e risulta più semplice) la personalizzazione dei percorsi.
  5. Miglioramento della sfera relazionale tra compagni e del clima in classe: gli studenti tutor si prendono cura dei compagni in difficoltà; gli studenti supportati hanno la percezione che possono affidarsi a compagni più “esperti” che si prendono a cuore il loro percorso formativo.
  6. L’insegnante, nel corso dell’anno, ha la possibilità di programmare l’attività formativa della propria materia con maggiore spazio e libertà, progettando eventuali interventi individuali e personali.

Quali attenzioni?

La metodologia del peer tutoring richiede, inizialmente, un’attenta valutazione del gruppo classe. Cruciale è l’individuazione degli studenti tutor: non è scontato che lo studente migliore della classe sia automaticamente tutor, poiché – per questo ruolo – determinante è l’aspetto relazionale e i rapporti tra gli studenti della classe.

I tutor, precedentemente all’avvio dell’attività di supporto ai compagni, vanno indirizzati e opportunamente formati su quelli che sono gli obiettivi, nonché sugli strumenti a disposizione e sul materiale didattico oggetto di intervento.

A seconda degli obiettivi e del gruppo classe, il peer tutoring può essere applicato a una sola coppia di studenti, a poche coppie o a tutta la classe.

Nel corso dell’anno scolastico la metodologia richiede un monitoraggio costante, sia osservando le dinamiche che si creano nel lavoro di coppia, sia nel confronto periodico insegnante-studenti. Nulla vieta di modificare le coppie o interrompere l’attività.

Poter trasmettere agli studenti la cultura del mutuo aiuto e della gratuità nei confronti dei compagni è una chiave di volta per un cammino formativo ed educativo vincente!

Esperienza in classe

Nella mia esperienza di insegnamento ho sperimentato (e tuttora sto sperimentando) con successo la metodologia del peer tutoring. Le materie coinvolte sono la matematica e l’informatica, anche in classi in cui sono presenti studenti con certificazione DSA e/o disabilità.

La progettazione di questa metodologia segue alcune fasi ben definite.

  • Conoscenza: nel periodo iniziale dell’anno (per circa un paio di mesi) investo molto tempo per l’osservazione della classe (conoscenza dei singoli studenti, verifica delle capacità/abilità non solo dal punto di vista della materia, ma anche della sfera relazionale, verifica di eventuali difficoltà dovute a certificazioni DSA e/o disabilità).
  • Creazione delle coppie e formalizzazione degli obiettivi. Questa fase è diversa a seconda della materia: in matematica creo coppie fisse di studenti (almeno per circa 3 mesi), in informatica le coppie non sono necessariamente fisse. Nel creare le coppie si fissano gli obiettivi, sia per lo studente tutor, sia per lo studente supportato. Gli obiettivi sono condivisi con un “patto a 3” studenti-insegnante, affinché vi sia un’assunzione di responsabilità da parte degli studenti stessi.
  • Monitoraggio costante: periodicamente, una buona prassi è avvicinare tutor e studenti supportati per verificarne gli obiettivi, sia a livello personale che come coppia. Se emergono difficoltà, si attuano diverse strategie (a seconda della problematica emersa):
    • suggerire strategie alternative per l’aiuto reciproco (soprattutto dal punto di vista relazionale);
    • modificare gli obiettivi;
    • modificare gli strumenti e i supporti didattici, nonché il materiale fornito (semplificandolo, riducendolo o potenziandolo, a seconda delle necessità);
    • sciogliere o modificare le coppie.
  • Verifica finale del percorso: è la fase conclusiva, molto importante perché – se il percorso è stato proficuo e ha portato risultati positivi – tutti gli studenti hanno avuto dei vantaggi. Ritengo sempre utile e doveroso sottolineare in classe, con una giusta gratificazione, il ruolo assunto dai tutor, nonché i risultati positivi raggiunti dagli studenti supportati.

Provare per credere!


Vai su matematicaoggi, il progetto parallelo a didatticaoggi dedicato alla matematica!